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COME FUNZIONA L’“IRPEF” IN FRANCIA

Rodolphe Rous



1. Introduzione


Quando parliamo di “Irpef” in Francia, dobbiamo tenere presente che non esiste un’imposta omologa alla nostra Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche con lo stesso acronimo. In Francia, la tassazione dei redditi delle persone fisiche è regolata dall’“Impôt sur le revenu” (IR), un prelievo progressivo in base al reddito complessivo del “foyer fiscal” (nucleo fiscale). L’IR si basa su principi che, seppur con analogie al modello italiano, presentano diverse peculiarità, tra cui il “quotient familial” e il recente sistema di ritenuta alla fonte (prélèvement à la source). In questo articolo esporrò, in modo sintetico ma approfondito, come funziona l’imposizione sul reddito in Francia, rispondendo alle principali domande pratiche che un contribuente italiano, residente o con interessi economici in Francia, potrebbe porsi.



2. Cenni storici e quadro generale


La Francia ha introdotto l’imposta sul reddito delle persone fisiche a inizio Novecento, con una serie di riforme che si sono susseguite nei decenni. Nel corso del tempo, la normativa si è arricchita di regole a tutela delle famiglie (l’istituzione del quotient familial), di regimi particolari per i redditi da capitale e di una progressiva armonizzazione con il diritto europeo. Attualmente l’IR è disciplinato dal Code général des impôts (CGI), cui si aggiungono circolari e disposizioni interpretative dell’amministrazione fiscale (Direction générale des Finances publiques, o DGFIP).



3. Chi paga l’IR: il foyer fiscal


La tassazione francese sul reddito non è soltanto individuale: riguarda l’insieme del nucleo familiare, definito “foyer fiscal”. Di norma, il foyer è composto dal dichiarante (o dai dichiaranti, se coniugati o in PACS) e dai figli a carico. L’imposta viene calcolata sul reddito aggregato, poi si applica il meccanismo del quoziente (quotient familial) per determinare l’ammontare effettivo dovuto. È un sistema che vuole tenere conto dei carichi familiari, al fine di distribuire più equamente il peso fiscale.



4. Il meccanismo del quotient familial


Uno dei pilastri dell’IR francese è il quotient familial. La famiglia viene ripartita in un certo numero di “parti” (parti fiscali) a seconda della sua composizione: ad esempio, una coppia sposata senza figli conta due parti, mentre ogni figlio porta ad un aumento del numero di parti (una mezza parte per il primo e il secondo figlio, una parte intera dal terzo figlio in poi). Dopo aver sommato tutti i redditi del nucleo, l’importo viene diviso per il numero di parti; si applica l’aliquota progressiva a questo reddito “per quota” e poi si moltiplica l’imposta così calcolata per il numero di parti. Questo metodo riduce sensibilmente il carico fiscale per famiglie numerose o con un unico percettore di reddito.



5. Le varie categorie di reddito


Come in Italia, anche in Francia esiste una distinzione tra diverse tipologie di reddito: redditi da lavoro dipendente, redditi professionali (lavoro autonomo o imprese individuali), redditi da capitale (dividendi, interessi, plusvalenze mobiliari), redditi da locazione, redditi da pensione, e così via. Tuttavia, a differenza del sistema italiano, buona parte di questi redditi confluisce in un’unica base imponibile e viene sottoposta alle regole generali dell’IR, salvo regimi particolari e deduzioni specifiche (per esempio, per i dividendi o per le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni).



6. Aliquote progressive: il barème


Il “barème” dell’IR francese funziona secondo scaglioni di reddito progressivi, che vengono aggiornati quasi ogni anno per tener conto dell’inflazione. Come esempio (riferito a un determinato anno), potremmo avere un primo scaglione tassato al 0% fino a una certa soglia di reddito, poi uno scaglione successivo al 11%, poi 30%, poi 41%, e infine 45% oltre un certo importo. È importante ricordare che questo barème si applica al reddito “per quota” dopo aver applicato il meccanismo del quotient familial.



7. Prélèvement à la source: come funziona la ritenuta in busta paga


Dal 2019-2020 la Francia ha introdotto il prélèvement à la source, un sistema analogo alla ritenuta alla fonte già sperimentata in altri Paesi, che implica un prelievo diretto da parte del datore di lavoro o dell’ente che eroga un reddito. In pratica, il contribuente si vede trattenere ogni mese l’importo stimato dell’IR, calcolato su base annuale e comunicato dall’amministrazione fiscale, in modo da evitare il versamento in un’unica soluzione a fine anno. Il contribuente può scegliere, in alcune situazioni, di mantenere un certo livello di riservatezza, optando per un’aliquota neutra, e poi compensando la differenza con il fisco.



8. Dichiarazione dei redditi: obblighi e modalità


Nonostante il prélèvement à la source, i contribuenti devono continuare a presentare la dichiarazione dei redditi (déclaration de revenus) ogni anno, generalmente in primavera, per consentire all’amministrazione fiscale di effettuare il conguaglio (solitamente durante l’estate). Attualmente la dichiarazione avviene quasi esclusivamente online sul sito impots.gouv.fr, salvo alcune eccezioni per chi non dispone di connessione internet.



9. Residenti e non residenti


Un soggetto è considerato residente fiscale in Francia se vi ha il domicilio fiscale (cioè risiede abitualmente nel territorio, oppure vi svolge l’attività principale, oppure ha il centro dei propri interessi economici o familiari). I residenti sono tassati su tutti i redditi mondiali, mentre i non residenti sono tassati in Francia soltanto sui redditi di fonte francese. Gli italiani che si trasferiscono in Francia dovranno perciò valutare, in base alle convenzioni bilaterali, dove ricade la loro residenza e quali redditi siano soggetti all’IR francese.



10. Le detrazioni e le deduzioni più comuni


Come l’Irpef italiana, anche l’IR francese prevede varie spese deducibili o detraibili: ad esempio, spese per l’assistenza a domicilio, spese per la custodia dei figli, contributi previdenziali, donazioni a enti benefici, o investimenti in determinati settori. Alcune di queste voci si scaricano dal reddito imponibile, altre danno diritto a un crédit d’impôt (credito d’imposta) che può addirittura generare un rimborso se supera l’imposta dovuta.



11. Casi particolari: micro-entreprise e regimi forfettari


Per i lavoratori autonomi e le piccole imprese individuali, la Francia propone regimi semplificati (micro-BIC, micro-BNC, micro-entrepreneur), con tetti massimi di fatturato variabili a seconda delle attività. Tali regimi consentono una determinazione forfettaria del reddito imponibile (ad esempio, una percentuale di abbattimento forfettario sui ricavi), semplificando gli adempimenti contabili. I contribuenti possono optare per questo regime se rispettano le soglie di fatturato stabilite dalla legge e, in alcuni casi, possono pagare le imposte (IR e contributi) in forma di acconto mensile o trimestrale.



12. Tassazione dei redditi da capitale


In Francia, i redditi da capitale (interessi, dividendi, plusvalenze finanziarie) possono essere soggetti o al barème progressif dell’IR (inclusione nel reddito complessivo), o a un’imposta proporzionale denominata “PFU” (Prélèvement Forfaitaire Unique), spesso chiamata “flat tax”, attualmente pari al 30% (di cui 12,8% IR e 17,2% di contributi sociali). Questo tasso unico è stato introdotto per semplificare la tassazione dei redditi mobiliari, sebbene il contribuente possa comunque scegliere il regime dell’IR se ritiene di ottenere un vantaggio (ad esempio, per via di deduzioni o di un’aliquota marginale inferiore).



13. Contributi sociali: CSG e CRDS


Quando si parla di “Irpef” in Francia, bisogna menzionare anche i contributi sociali (CSG – Contribution Sociale Généralisée, e CRDS – Contribution au Remboursement de la Dette Sociale) che, benché formalmente non siano parte dell’IR, nella pratica si aggiungono all’imposta sul reddito per chi percepisce determinati redditi (soprattutto redditi da capitale, redditi locativi, pensioni sopra certe soglie). La CSG ha aliquote variabili a seconda della natura del reddito ed è una parte importante del finanziamento del sistema di protezione sociale francese.



14. Imposizione sui redditi da locazione immobiliareI canoni di affitto di immobili in Francia rientrano nel reddito complessivo. A seconda dell’ammontare, si può scegliere tra due regimi: il micro-foncier, che prevede un abbattimento forfettario del 30% dei ricavi, o il régime réel, che permette di dedurre le spese effettive (interessi passivi, spese di manutenzione, tasse locali) se queste superano il 30% forfettario. La scelta dipende dall’entità delle spese sostenute e dalle caratteristiche dell’immobile.



15. Cedolare secca francese?


Non esiste una “cedolare secca” come in Italia. In Francia, i redditi da locazione, se non sono soggetti a regimi speciali (es. LMNP - Loueur en Meublé Non Professionnel), vengono sommati agli altri redditi nella dichiarazione e tassati secondo il barème progressivo dell’IR. In certi casi, quando l’affitto riguarda un immobile ammobiliato, si può beneficiare di un regime micro-BIC, con un abbattimento forfettario del 50% o addirittura del 71% se si tratta di affitti turistici classificati.



16. Le scadenze fiscali


Il calendario delle dichiarazioni fiscali in Francia prevede normalmente un termine variabile a seconda del dipartimento di residenza (da metà maggio a inizio giugno per l’invio telematico). Chi trasmette la dichiarazione in forma cartacea deve rispettare una scadenza solitamente anticipata di qualche settimana. A settembre-ottobre, l’amministrazione fiscale trasmette l’avviso di tassazione (avis d’imposition), indicando il conguaglio da versare o l’importo da rimborsare.



17. Restituzioni e conguagli


Grazie al prélèvement à la source, il contribuente francese versa ogni mese un anticipo sull’IR. Una volta presentata la dichiarazione, l’amministrazione fa i calcoli definitivi e determina la differenza rispetto a quanto già prelevato. Se il contribuente ha pagato più del dovuto, riceve un rimborso in estate; se invece ha pagato meno, dovrà pagare il saldo a settembre. Chi ha redditi variabili deve monitorare attentamente le variazioni del proprio reddito, comunicandole all’amministrazione fiscale per evitare forti conguagli a fine anno.



18. Famiglie con figli a carico


Uno dei vantaggi fiscali più evidenti del sistema francese è il sostegno alle famiglie. Ogni figlio aumenta il numero delle parti del foyer fiscal, riducendo l’imposta effettiva. Inoltre, esistono aiuti e crediti d’imposta specifici per le spese di assistenza all’infanzia o di doposcuola, per la frequenza di asili nido o per l’assunzione di una baby-sitter. Questi benefici si sommano spesso a sussidi erogati da altri enti (come la CAF, Caisse d’Allocations Familiales).



19. Altri regimi di favore: domande pratiche


Un quesito frequente riguarda la possibilità di chiedere riduzioni di imposta per situazioni particolari (handicap, invalidità, presenza di soggetti disabili in famiglia). La legge francese prevede diverse agevolazioni, talora sotto forma di deduzioni, altre volte come crediti d’imposta. Un classico esempio sono le spese di adattamento della casa per una persona con disabilità.



20. Tassazione delle pensioni


Le pensioni percepite da un residente fiscale francese vengono sommate agli altri redditi e sottoposte all’IR con il meccanismo del prélèvement à la source, se la pensione è di fonte francese. Nel caso di pensioni percepite dall’estero (ad esempio dall’Italia), entrano in gioco le convenzioni bilaterali: il più delle volte, le pensioni non pubbliche (cioè da lavoro privato) vengono tassate nel Paese di residenza, mentre le pensioni pubbliche restano imponibili nello Stato che le eroga. Occorre verificare la convenzione tra Italia e Francia.



21. Tassazione dei lavoratori frontalieri


Chi vive in zone di confine e lavora in uno Stato diverso da quello di residenza deve riferirsi agli accordi specifici previsti nella convenzione Italia-Francia. Esistono normative ad hoc che stabiliscono la modalità di imposizione e il luogo in cui si pagano le imposte, tenendo conto di un certo numero di chilometri dalla frontiera e di altre condizioni particolari.



22. Tassazione dei dirigenti e lavoratori impatriati


La Francia, per attrarre talenti e investimenti, ha introdotto da anni un regime particolare per i lavoratori “impatriati” (salariés impatriés), prevedendo una riduzione o un’esenzione parziale di alcuni redditi per un periodo limitato. Questo regime mira a rendere la Francia più competitiva a livello internazionale. Anche le imprese che trasferiscono dirigenti in Francia possono beneficiare di alcuni incentivi, purché rispettino i requisiti indicati dalla legge.



23. Imposizione su plusvalenze immobiliari


La plusvalenza derivante dalla vendita di un immobile in Francia è tassata separatamente con un’aliquota fissa (19% di IR) più i contributi sociali (17,2%), per un totale di 36,2%. Esistono esenzioni progressive a seconda del periodo di detenzione (si riduce prima la base imponibile per l’IR e poi anche per i contributi sociali) e una totale esenzione dopo 22 anni ai fini IR e 30 anni ai fini di contributi sociali. La cessione dell’abitazione principale è esente da plusvalenza.



24. Ritenuta d’acconto per i non residenti


I non residenti che percepiscono redditi da fonte francese (stipendi, compensi professionali, redditi da locazione) sono soggetti a una ritenuta alla fonte specifica. Per i salari, si applica un’aliquota progressiva in tre scaglioni, e a fine anno si effettua eventualmente un conguaglio con l’aliquota effettiva. Questo meccanismo può complicare la situazione di chi risiede in Italia ma lavora per un’azienda francese. È importante coordinare gli obblighi dichiarativi nei due Stati.



25. Crediti d’imposta e rimborsi


Il sistema francese riconosce molti crediti d’imposta (crédits d’impôt) legati a spese specifiche: ad esempio, ristrutturazioni energetiche (transition énergétique), donazioni a enti caritativi (dons aux œuvres), spese di colf o badanti a domicilio, costi di assistenza all’infanzia. Se il credito d’imposta supera l’ammontare dell’imposta dovuta, il contribuente riceve un rimborso. Da alcuni anni, per evitare attese lunghe, parte di questi crediti viene anticipata a inizio anno (avances).



26. Impôt sur la fortune immobilière (IFI)


Per completezza, anche se non si tratta di IR in senso stretto, merita un cenno l’IFI, l’Imposta sulla ricchezza immobiliare che ha sostituito l’ISF (Impôt de solidarité sur la fortune). L’IFI colpisce il patrimonio immobiliare netto del contribuente residente in Francia (o i soli beni immobili situati in Francia per i non residenti) se supera 1,3 milioni di euro. L’IFI si calcola con aliquote progressive e si paga separatamente rispetto all’IR, anche se la dichiarazione spesso è congiunta.



27. Riduzioni d’imposta per investimenti: “loi Pinel” e simili


Nel settore immobiliare, esistono regimi come la “loi Pinel”, la “loi Denormandie” e altri che, a fronte di un acquisto di un immobile destinato a locazione a canone calmierato, offrono riduzioni di imposta sull’IR. Questi strumenti mirano a incentivare la costruzione o la ristrutturazione di immobili in aree dove la domanda di affitti è alta. Tali vantaggi fiscali sono soggetti a limiti e condizioni, per esempio la durata minima di locazione o il tetto massimo del canone mensile.



28. Calcolo pratico dell’imposta


Per capire come si calcola concretamente l’IR, si può sintetizzare così: somma dei redditi netti di tutto il foyer (dopo deduzioni specifiche) = reddito imponibile. Si divide il reddito imponibile per il numero di parti del nucleo. Si applica l’aliquota progressiva (barème) a ciascuna parte, poi si moltiplica per il numero totale di parti, e si ottengono eventuali riduzioni o crediti d’imposta. Si aggiungono poi i contributi sociali, se dovuti su alcuni redditi. Il risultato finale è l’importo dell’IR (e delle altre contribuzioni) da pagare o da conguagliare.



29. Domande frequenti dei contribuenti italiani


Spesso chi si trasferisce in Francia chiede: “Devo pagare le imposte in Italia o in Francia?” La risposta dipende dalla residenza fiscale, stabilita dalle convenzioni internazionali e dai criteri interni (centro degli interessi vitali, permanenza oltre 183 giorni, sede principale dell’attività lavorativa). Un’altra domanda classica è: “Cosa succede se la mia azienda italiana mi paga un reddito ma io vivo in Francia?” Occorre coordinare i due ordinamenti: se risulti residente in Francia, tasserai il reddito qui, salvo eventuali ritenute in Italia che potrai scomputare come credito d’imposta, nel rispetto della convenzione.



30. Sanzioni e controlli


La Francia adotta un sistema di controlli fiscali capillari. Se l’amministrazione fiscale riscontra omissioni o errori nella dichiarazione, può rettificare l’imposta entro un determinato termine (generalmente tre anni, ma possono essere estesi in caso di frode). Le sanzioni vanno da un modesto interesse di mora (intérêts de retard) fino a pene più severe in caso di frode sistematica. Con il passaggio al prélèvement à la source, si è ridotto il rischio di grossi debiti fiscali a fine anno, ma restano sempre possibili i controlli retrospettivi su deduzioni e crediti d’imposta dichiarati.



31. Redditi professionali: regime reale e regime semplificato


I lavoratori autonomi e le imprese individuali che superano le soglie del micro-entreprise passano al regime “réel”, più simile al nostro sistema contabile, dove si tengono scritture contabili dettagliate, si calcolano i ricavi e i costi effettivi, e si determina l’utile netto da tassare. In genere si adotta il principio di cassa per alcuni tipi di attività, mentre per altre vale il principio di competenza. La collaborazione con un commercialista (expert-comptable) è spesso fondamentale per evitare errori.



32. Reddito congiunto, dichiarazione separata o congiunta?


Le coppie sposate o in PACS hanno solitamente l’obbligo di presentare un’unica dichiarazione, salvo casi di separazione legale o altre circostanze particolari (ad esempio l’anno del matrimonio, in cui si può scegliere se dichiarare in modo congiunto o separato per ottimizzare la tassazione). I conviventi di fatto senza PACS devono dichiarare separatamente i propri redditi.



33. Tassazione dei “revenus exceptionnels”


Redditi eccezionali o straordinari, come liquidazioni, bonus ingenti, oppure plusvalenze finanziarie rilevanti, possono essere soggetti a regole particolari. La Francia prevede un meccanismo di “quotient” specifico, che attenua l’impatto dell’aliquota marginale in caso di redditi percepiti in modo saltuario, ripartendoli fittiziamente su più annualità, anche se la disciplina pratica è un po’ complessa.



34. La “Déclaration d’ensemble des revenus”


Ogni contribuente (o foyer fiscal) presenta una sola dichiarazione complessiva (déclaration 2042) in cui riporta i diversi tipi di reddito, integrata da quadri aggiuntivi (2042 C, 2044, 2047, ecc.) a seconda delle fonti di reddito. È un sistema che centralizza tutto nell’ambito di un’unica scadenza, a differenza di quanto avviene in Italia, dove esistono modelli differenti (730, Redditi PF, ecc.) con regimi e scadenze diversificate.



35. Rimborsi per i lavoratori dipendenti


Una specificità del sistema francese è l’assenza di un meccanismo come il “conguaglio in busta paga” di fine anno molto diffuso in Italia. In Francia, con l’introduzione del prélèvement à la source, i datori di lavoro trattengono ogni mese un importo comunicato dall’amministrazione fiscale. Il saldo si calcola dopo la dichiarazione annuale. Se il contribuente ha diritto a un rimborso, lo riceverà direttamente dall’erario.



36. Come cambiare l’aliquota di ritenuta durante l’anno


Se nel corso dell’anno il reddito di un contribuente varia (ad esempio, si interrompe il lavoro o se ne avvia uno più remunerativo), è possibile segnalare il cambiamento sul sito delle imposte (impots.gouv.fr). Si aggiorna la stima del reddito annuo e si ottiene un nuovo tasso di ritenuta entro qualche settimana. Questo consente di evitare grandi differenze a fine anno.



37. Le convenzioni Italia-Francia e il rischio di doppia imposizione


Italia e Francia hanno firmato una Convenzione contro le doppie imposizioni (ultima revisione nel 1989, ma con successive modifiche). Il trattato stabilisce principi essenziali su dove si pagano le imposte per alcuni tipi di redditi (lavoro, pensione, impresa, immobili), prevedendo che il reddito tassato in uno Stato possa essere scomputato come credito nell’altro Stato. È essenziale, per un lavoratore italiano in Francia o un pensionato francese in Italia, consultare la convenzione per non incorrere in doppie tassazioni o violazioni involontarie.



38. Implicazioni sulla dichiarazione dei redditi in Italia


Un italiano residente fiscalmente in Francia non dovrà più presentare la dichiarazione dei redditi in Italia, salvo che conservi redditi di fonte italiana (immobili in Italia, dividendi di società italiane, ecc.). In tal caso, potrebbe essere necessario dichiararli in entrambi i Paesi, con l’eventuale utilizzo del credito d’imposta. È un terreno complesso, in cui è consigliabile l’assistenza di un esperto tributario con conoscenze transfrontaliere.



39. Evoluzioni e riforme attese


Negli ultimi anni, il governo francese ha più volte discusso di ulteriori modifiche al sistema fiscale, tra cui l’abolizione di alcune “niches fiscales” (cioè regimi di favore), la revisione del barème per renderlo più progressivo o più lineare, e l’innalzamento delle soglie di esenzione per i redditi più bassi. Il sistema attuale, basato sul prélèvement à la source, sta ancora assestandosi, e la maggior parte dei contribuenti sembra apprezzare la regolarità mensile del prelievo, pur continuando a esistere la necessità di un conguaglio annuale.



40. Conclusioni


L’“Irpef” in Francia, ossia l’Impôt sur le revenu, è una tassazione progressiva che si applica al reddito complessivo del foyer fiscal, tenendo conto dei carichi familiari mediante il quotient familial. L’introduzione della ritenuta alla fonte (prélèvement à la source) ha notevolmente cambiato la gestione dei flussi fiscali, rendendola più vicina a un prelievo “in tempo reale” e riducendo i conguagli di fine anno. Tuttavia, la dichiarazione annuale rimane obbligatoria e serve a riconciliare tutti i redditi, le deduzioni, i crediti d’imposta. In un contesto di crescente mobilità, è cruciale conoscere le disposizioni della convenzione Italia-Francia per evitare complicazioni legate alla doppia imposizione. In definitiva, capire come funziona l’IR in Francia significa comprendere un sistema che ha molti punti di contatto con quello italiano, ma anche differenze sostanziali – dal ruolo più ampio della famiglia come unità fiscale, alla presenza di contributi sociali aggiuntivi e all’assenza di una tassazione separata per i redditi da locazione. Chiunque risieda o intenda trasferirsi in Francia, o abbia fonti di reddito francesi, dovrebbe rivolgersi a un consulente esperto e tenersi aggiornato sulle costanti evoluzioni di una normativa che rimane, al contempo, solida e complessa.

 
 

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