
La rappresentanza obbligatoria dell’avvocato davanti alle giurisdizioni francesi è un tema di grande rilevanza pratica, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al sistema giudiziario d’Oltralpe. Benché in molti paesi europei, compresa l’Italia, l’assistenza legale in determinate fasi processuali risulti obbligatoria, l’ordinamento francese presenta peculiarità proprie. Tale obbligo, in Francia, può variare a seconda del tipo di giurisdizione (civile, amministrativa, penale, arbitrale), del grado di giudizio e della natura stessa della controversia. Nelle pagine che seguono, cercherò di offrire una panoramica il più possibile esauriente delle principali regole che disciplinano il mandato ad litem e l’obbligo di rappresentanza davanti alle giurisdizioni civili, amministrative, alla Corte di cassation, al Conseil constitutionnel e nel contesto arbitrale. Approfondiremo anche le differenze tra l’avvocato cosiddetto “plaidant” e l’avvocato “postulant”, nonché i riferimenti normativi più significativi. Infine, tracceremo alcuni parallelismi con la disciplina italiana, cercando di chiarire le ragioni storiche e tecniche che giustificano le differenze e le somiglianze tra i due ordinamenti.
Panoramica generale del sistema giudiziario francese
Per comprendere a fondo il tema della rappresentanza obbligatoria, è opportuno richiamare brevemente la struttura del sistema giudiziario francese. Come noto, la Francia presenta:
Giurisdizioni dell’ordine giudiziario (ordre judiciaire), che comprendono i tribunaux (tribunali di primo grado), le cours d’appel (corti d’appello) e la Cour de cassation (corte di cassazione). Esse trattano prevalentemente il contenzioso di diritto privato (civile e penale), sebbene vi siano ulteriori suddivisioni interne e competenze specialistiche.
Giurisdizioni dell’ordine amministrativo (ordre administratif), di cui fanno parte i tribunaux administratifs (tribunali amministrativi), le cours administratives d’appel (corti amministrative d’appello) e il Conseil d’État (che funge essenzialmente da giudice di ultimo grado in sede amministrativa).
Il Conseil constitutionnel, che non è un organo giurisdizionale di tipo classico, ma esercita funzioni di controllo di costituzionalità delle leggi (controllo tanto preventivo quanto successivo, tramite la cosiddetta Question Prioritaire de Constitutionnalité, QPC).
Procedure arbitrali, che possono avere sede in Francia o fare riferimento al diritto processuale francese per la soluzione di controversie.
In Francia, la professione forense è unificata (a differenza di quanto avveniva in passato, quando esisteva la distinzione tra “avocat” e “avoué” in appello). Permangono però alcune specificità in materia di postulation (attività che consiste nella rappresentanza tecnica davanti a specifici uffici giudiziari, con riferimento alla circoscrizione del tribunale o della corte d’appello) e di patrocinio (la difesa in senso stretto, ovvero la discussione orale e la strategia processuale). Gli avvocati ammessi presso un determinato barreau (ordine professionale locale) sono di norma abilitati a compiere atti davanti ai tribunali che ricadono nella propria giurisdizione di appartenenza; per le cause fuori dal proprio distretto, può essere necessaria la collaborazione di un avvocato “postulant” iscritto al foro competente.
Il principio di rappresentanza obbligatoria nelle giurisdizioni civili
Nel processo civile francese, l’obbligo di essere assistiti o rappresentati da un avvocato è stabilito dal Code de procédure civile (CPC). In particolare, possiamo richiamare i seguenti articoli:
L’articolo 751 CPC e seguenti, che disciplinano la costituzione delle parti in giudizio davanti al tribunal judiciaire, evidenziano la regola generale secondo cui la rappresentanza da parte di un avvocato è obbligatoria, salvo eccezioni previste dalla legge.
Gli articoli 414 e seguenti CPC (relativi alla capacità processuale e alla rappresentanza) contengono disposizioni generali circa la necessità che le parti siano rappresentate in giudizio da un avvocato, con il potere di compiere atti nell’interesse del proprio cliente.
Il tribunal judiciaire, istituito dalla fusione di alcune giurisdizioni di primo grado (come i tribunaux d’instance e i tribunaux de grande instance), è il giudice civile ordinario di primo grado. Nei procedimenti civili dinanzi a tale tribunale, la regola generale è la rappresentanza obbligatoria, con alcune eccezioni (ad esempio, in materia di contravvenzioni civili di bassa entità o procedimenti che la legge prevede espressamente come “orali”). In assenza di un avvocato, l’atto introduttivo del giudizio verrebbe dichiarato inammissibile (o sanabile entro termini se previsti da norme specifiche).
Esistono procedure semplificate in Francia, come il référé (procedimento cautelare d’urgenza) o determinate controversie davanti al juge des contentieux de la protection (giudice specializzato in alcune materie, come gli sfratti o il sovraindebitamento), in cui la rappresentanza obbligatoria dell’avvocato può non essere necessaria. Tuttavia, nelle cause di valore più elevato o di complessità giuridica, la regola rimane quella dell’assistenza legale obbligatoria.
Il mandato ad litem
Il mandato ad litem è l’atto giuridico attraverso cui il cliente conferisce all’avvocato il potere di rappresentarlo e difenderlo in un processo. In Francia, tale mandato è disciplinato dal contratto di ingaggio (contrat de mission o lettre de mission) con cui il cliente conferisce all’avocat l’incarico professionale, spesso corredato da una procura formale. Il Codice deontologico dell’avvocatura francese, nonché il CPC, regolano la portata di tale mandato.
Ai sensi degli articoli 411 e seguenti del CPC, l’avvocato, una volta munito di procura, può compiere tutti gli atti necessari nell’interesse del proprio assistito, inclusa la sottoscrizione degli atti processuali e la partecipazione alle udienze.
Nei procedimenti civili in cui la rappresentanza è obbligatoria, il mandato ad litem è dunque un requisito formale necessario per la validità degli atti introduttivi e difensivi.
Inoltre, il mandato ad litem comporta il potere di ricevere le comunicazioni processuali e di notificare gli atti tra le parti (communication des pièces, notifiche degli atti di procedura, ecc.). È una prerogativa che in Italia conosciamo come “procura alle liti”.
Differenza tra avvocato plaidant e avvocato postulant
Benché la professione di avvocato in Francia sia, per così dire, “unificata” (l’avoué d’appello, figura storica, è stato soppresso dal 2012), permane la distinzione operativa tra l’avocat che “plaide” (cioè che discute la causa e si occupa dell’argomentazione giuridica in udienza) e l’avocat “postulant” che si occupa principalmente degli aspetti formali, come il deposito degli atti presso la cancelleria del tribunale competente, la ricezione delle notifiche e il compimento delle formalità di procedura (postulation).
La postulation, infatti, è strettamente legata alla circoscrizione del tribunale (o della corte d’appello). Se l’avvocato non è iscritto al barreau competente per quel tribunale, deve collaborare con un collega localmente abilitato alla postulation.
L’avocat plaidant può invece essere di un foro diverso, ma per ragioni pratiche e per esigenze di carattere processuale, è spesso richiesta la partecipazione di un avocat localmente abilitato a svolgere la funzione di postulant.
Tale distinzione, pur essendo talvolta percepita come “formale”, mantiene una certa importanza pratica, in quanto condiziona la possibilità per un avvocato di rappresentare il cliente in tutte le fasi processuali o di dover obbligatoriamente nominare un collega per gli adempimenti formali.
Procedimenti dinanzi alle giurisdizioni di primo grado
La maggior parte delle controversie civili prende avvio presso il tribunal judiciaire. L’articolo 760 e seguenti del CPC disciplinano la fase introduttiva del giudizio, le modalità di citazione e di costituzione delle parti. In linea di principio, come accennato, la rappresentanza è obbligatoria, a meno che la legge non preveda espressamente una procedura che consenta alla parte di stare in giudizio personalmente (ad esempio nelle cosiddette procédures orales o a “comparizione personale”).
Se il valore della controversia è modesto, oppure se la natura del contenzioso rientra in specifiche materie (come i piccoli crediti al consumo, le liti condominiali di ridotto valore o altre fattispecie analoghe), potrebbe non essere necessaria l’assistenza di un legale. Tuttavia, chiunque affronti un processo in Francia, specialmente un cittadino italiano che non padroneggia perfettamente la procedura francese, farebbe bene a rivolgersi a un avvocato non solo per questioni di obbligatorietà formale, ma anche per la complessità delle norme processuali francesi e per la barriera linguistica.
Il mancato rispetto della regola della rappresentanza obbligatoria, ove applicabile, può portare a conseguenze molto gravi, come la nullità degli atti processuali o l’inammissibilità del ricorso. Il giudice può, in taluni casi, concedere alle parti un termine per regolarizzare la situazione, ma ciò non elimina l’eventuale rischio di pregiudizio se la parte non adempie tempestivamente.
Le procedure d’appello: requisiti di rappresentanza e formalità
L’appello in Francia è disciplinato dagli articoli 542 e seguenti del CPC. La regola generale, confermata in appello, è l’obbligatorietà della rappresentanza da parte di un avvocato. Storicamente, esisteva la figura dell’avoué près la cour d’appel, un professionista specializzato nella redazione di atti e nella rappresentanza formale in appello, ma la riforma entrata in vigore nel 2012 ha soppresso questa figura, fondendone le funzioni in quelle dell’avocat.
Tuttavia, la postulation dinanzi alla cour d’appel è soggetta alle medesime regole: l’avocat che intende rappresentare una parte in appello deve essere iscritto presso un barreau appartenente alla circoscrizione di quella specifica corte, oppure nominare un postulant. La mancata osservanza di tale obbligo di postulation può portare, ancora una volta, all’inammissibilità.
Un ulteriore elemento di rilievo riguarda i termini e le modalità di introduzione dell’appello.
L’avvocato deve, nel termine previsto dalla legge (generalmente un mese dalla notificazione della sentenza, che può estendersi a quindici giorni in taluni casi di urgenza o a più tempo se la parte risiede all’estero), depositare l’atto di appello (déclaration d’appel) presso la cancelleria della corte. Successivamente, deve provvedere a trasmettere le conclusions (memorie difensive) entro i termini fissati dal calendario procedurale.
Il rispetto di tali scadenze è rigoroso: se le conclusions non vengono depositate nel termine previsto, la parte potrebbe incorrere in una decadenza, con la conseguente estinzione del procedimento d’appello o la perdita del diritto di far valere determinati mezzi di difesa. Anche sotto questo profilo si comprende l’importanza pratica della rappresentanza obbligatoria.
La Cour de cassation: regole speciali di rappresentanza
La Cour de cassation è l’organo di vertice dell’ordine giudiziario civile e penale. La regola della rappresentanza obbligatoria è qui molto più stringente. Per poter proporre ricorso per cassazione (pourvoi en cassation), la parte deve farsi rappresentare da un avvocato abilitato presso la Corte di cassazione, denominato avocats au Conseil d’État et à la Cour de cassation. Si tratta di un ordine professionale ristretto e altamente specializzato.
Gli avvocati iscritti a questo ordine speciale sono gli unici autorizzati a redigere e sottoscrivere l’atto di ricorso e le memorie. La parte non può scegliere liberamente un avvocato qualsiasi iscritto in un altro barreau, poiché quest’ultimo non ha il diritto di firma per gli atti di cassazione. Spesso, quindi, l’avvocato “ordinario” collabora con un avvocato abilitato alla cassazione, cui trasmette tutta la documentazione utile e gli argomenti di diritto, ma la redazione finale del pourvoi (o del controricorso, in caso di parte resistente) spetta a questo avvocato specializzato.
Le regole tecniche dinanzi alla Corte di cassazione sono molto formali:
L’articolo 978 CPC impone che il ricorrente depositi, a pena di decadenza, le sue memorie entro un termine di due mesi dalla notifica dell’atto di ricorso alle altre parti.
Le memorie devono enunciare i motivi di ricorso in modo preciso.
La natura della giurisdizione di cassazione implica che non si tratti di un terzo grado di merito, ma di un controllo di legittimità, ragion per cui gli avvocati al Consiglio e in Cassazione devono essere particolarmente competenti nell’identificare i vizi di diritto (errores in iudicando o in procedendo).
Il Conseil d’État e le giurisdizioni amministrative
Passando all’ordine amministrativo, la regola generale è che, davanti ai tribunaux administratifs e alle cours administratives d’appel, la parte debba farsi rappresentare da un avvocato specializzato in diritto amministrativo (avocat à la cour administrative d’appel o un avocat qualsiasi, ma abilitato a patrocinare in materia amministrativa). Nel codice di giustizia amministrativa (Code de justice administrative, CJA) esistono però alcune particolarità:
L’articolo R431-2 CJA e seguenti stabiliscono in quali casi la rappresentanza da parte di un avvocato è obbligatoria e in quali casi è facoltativa (ad esempio, in alcuni procedimenti elettorali, o in questioni di competenza del juge des référés amministratif, potrebbe non essere richiesta la difesa tecnica).
La rappresentanza è invece obbligatoria in materia di ricorsi che richiedono una trattazione approfondita, come l’annullamento di atti amministrativi di una certa rilevanza, controversie di urbanistica di valore rilevante, e così via.
Il Conseil d’État agisce come giudice di ultimo grado in sede amministrativa. Di norma, per proporre ricorso al Conseil d’État, occorre farsi rappresentare da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi a tale organo o da un avocat au Conseil d’État (che di fatto coincide con la categoria dei cosiddetti “avocats aux Conseils”). Questa regola si spiega con il fatto che, come avviene per la Corte di cassation in materia civile, anche dinanzi al Conseil d’État è richiesta una specializzazione significativa nelle questioni di diritto amministrativo e di procedura amministrativa.
Il Consiglio costituzionale
Il Conseil constitutionnel non è un giudice ordinario, ma la Costituzione francese (Costituzione della V Repubblica del 1958) gli affida la missione di verificare la costituzionalità delle leggi, sia ex ante (prima della promulgazione, su richiesta ad esempio del Presidente della Repubblica o di deputati e senatori) sia ex post, attraverso la Question Prioritaire de Constitutionnalité (QPC).
La QPC, introdotta con la riforma costituzionale del 23 luglio 2008 e disciplinata dalla legge organica n. 2009-1523, consente a una parte in un processo (civile, penale o amministrativo) di sollevare una questione di costituzionalità di una disposizione legislativa rilevante nel giudizio in corso.
Se il giudice ritiene che la questione sia seria e nuova, la trasmette alla giurisdizione di vertice (Cour de cassation o Conseil d’État), la quale a sua volta, qualora valuti la questione meritevole di esame, la rimette al Conseil constitutionnel.
Nell’ambito di un procedimento dinanzi al Conseil constitutionnel, il cittadino (o la persona giuridica) di regola vi accede per il tramite del proprio avvocato che porta avanti la questione di costituzionalità nell’ambito del giudizio originario. L’intervento diretto davanti al Conseil constitutionnel è più limitato: la parte può presentare memorie, generalmente tramite avvocati abilitati.Non si tratta di un giudizio “classico” in cui si discuta il merito della questione come in un processo civile o amministrativo, ma piuttosto di una procedura di controllo di legittimità costituzionale. In ogni caso, considerata la natura estremamente tecnica delle discussioni che si svolgono, è prassi consolidata (e nella sostanza quasi obbligatoria) farsi assistere da un avvocato specializzato in diritto costituzionale.
L’arbitrato e l’obbligo (eventuale) di rappresentanza
La procedura arbitrale in Francia è regolata dagli articoli 1442 e seguenti del CPC, che stabiliscono i principi fondamentali dell’arbitrato e la relativa disciplina. L’arbitrato si caratterizza per la flessibilità e l’autonomia delle parti nel definire le regole della procedura (principio di autonomia contrattuale).
In linea generale, non esiste un obbligo assoluto di farsi rappresentare da un avvocato in sede arbitrale: le parti, se lo desiderano, possono difendersi da sé, soprattutto nell’arbitrato domestico.
Tuttavia, spesso le clausole compromissorie o il regolamento scelto (ad esempio quello della Chambre de commerce internationale – CCI con sede a Parigi) possono prevedere che le parti si avvalgano di un legale. In più, date la complessità delle controversie sottoposte in genere ad arbitrato (soprattutto commerciale o societario), è molto frequente che le parti si rivolgano a studi legali specializzati.
È bene sottolineare che, anche se non esiste un obbligo formale, la mancata conoscenza approfondita delle regole procedurali dell’arbitrato e del diritto sostanziale applicabile può mettere la parte in una condizione di svantaggio. L’avvocato esperto in arbitrato internazionale o domestico in Francia non solo conosce i principi fondamentali del CPC relativi all’arbitrato, ma è anche in grado di predisporre e negoziare la convenzione arbitrale, selezionare e ricusare gli arbitri, depositare le memorie secondo i termini pattuiti e, in caso di ricorso all’autorità giudiziaria (ad esempio per l’exequatur del lodo), assistere il cliente.
Paralleli con il sistema italiano
Nel sistema italiano, l’obbligo di rappresentanza tecnica è previsto dall’articolo 82 del Codice di procedura civile per i procedimenti davanti al tribunale e alla corte d’appello. L’articolo 82 c.p.c. stabilisce che davanti al giudice di pace le parti possono stare in giudizio personalmente se il valore della controversia non supera una certa soglia (generalmente euro 1.100, salvo specifiche eccezioni). Al di sopra di tale valore, e in ogni caso davanti al tribunale, la regola generale è che la parte debba essere assistita da un avvocato.Similmente al sistema francese, anche in Italia esistono gradi di giudizio successivi (appello e cassazione), e davanti alla Corte di cassazione è necessaria l’abilitazione speciale al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori (articolo 33 del R.D. n. 1578/1933, e disposizioni successive). Ciò significa che l’avvocato che intende proporre ricorso per cassazione deve essere iscritto in un apposito Albo dei patrocinanti in cassazione, requisito che non tutti gli avvocati possiedono.
Un’analogia significativa riguarda poi la natura formale del ricorso per cassazione: tanto in Francia quanto in Italia, l’ultimo grado di giudizio ha funzioni di legittimità e non di merito. Occorre individuare gli eventuali vizi di diritto commessi dal giudice di merito, attività che richiede una preparazione tecnico-giuridica specifica.Quanto al diritto amministrativo, in Italia esiste la giurisdizione amministrativa con i TAR (Tribunali Amministrativi Regionali), il Consiglio di Stato e i tribunali speciali (come il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche).
Anche qui, la rappresentanza dell’avvocato è generalmente obbligatoria. Circa l’arbitrato, in Italia come in Francia, la legge non stabilisce un obbligo rigido di farsi rappresentare da un avvocato, lasciando alle parti un certo margine di autonomia. Tuttavia, pure in Italia, nella pratica, quasi sempre le parti si rivolgono ad avvocati specializzati.
Considerazioni storiche sulla distinzione avvocato plaidant/postulant
In Italia, la professione forense non conosce una distinzione formale e persistente tra chi “postula” e chi “discute”, se non nei limiti della necessità di avere l’abilitazione nel distretto della Corte d’appello per alcuni atti. In Francia, questa distinzione si è progressivamente ridotta con la soppressione dell’avoué d’appello. Tuttavia, rimane la necessità di nominare un postulant, se l’avvocato non è iscritto al barreau del luogo in cui si celebra il processo. Nell’ordinamento italiano, la regola è che l’iscrizione all’Albo forense conferisce al professionista, entro i confini nazionali, la possibilità di rappresentare il cliente davanti a qualsiasi tribunale (salvo l’abilitazione speciale per la Cassazione e le giurisdizioni superiori).
Sanzioni per la mancanza di rappresentanza obbligatoria
In Francia, la mancata rappresentanza da parte di un avvocato ove obbligatoria rende il procedimento viziato e può condurre a una declaratoria di inammissibilità. Ad esempio, se la parte deposita un atto introduttivo (assignation) senza ricorrere a un avvocato quando è previsto l’obbligo, il giudice (o la controparte) può sollevare l’eccezione d’inammissibilità. A volte, la legge o la giurisprudenza consentono un termine per regolarizzare la posizione, ma se tale termine decorre infruttuosamente, la parte rischia di perdere il giudizio per ragioni puramente formali.
È importante, inoltre, considerare i profili relativi alla responsabilità professionale dell’avvocato: se un avvocato accetta un mandato in un foro in cui non ha la facoltà di postulare e omette di nominare un postulant, rischia sanzioni disciplinari e, soprattutto, può essere esposto a responsabilità civile nei confronti del cliente.
Sintesi sulle fonti normative principali:
Code de procédure civile: articoli 414 e seguenti (capacità processuale, rappresentanza), articoli 760 e seguenti (giudizio di primo grado), articoli 542 e seguenti (appello), articoli 976 e seguenti (ricorso in cassazione), articoli 1442 e seguenti (arbitrato).
Code de justice administrative: articoli R431-2 e seguenti (regole sulla rappresentanza dinanzi alle giurisdizioni amministrative), articoli L. 511-1 e seguenti (référés), articoli L. 521-1 e seguenti (sospensiva d’urgenza), articoli L. 511-2 e seguenti (competenze generali).
Costituzione della V Repubblica del 4 ottobre 1958: articoli relativi alle competenze del Conseil constitutionnel (articoli 56-63), integrati dalle leggi organiche in materia di QPC (legge organica n. 2009-1523 del 10 dicembre 2009).
Codice deontologico dell’avvocatura francese (Règlement Intérieur National - RIN) e disposizioni sulle competenze degli avocats aux Conseils.
Ulteriori considerazioni pratiche
Lingua e cultura giuridica: Per un italiano che debba comparire davanti a un giudice francese, l’assistenza di un avvocato francofono è, al di là dell’obbligatorietà processuale, uno strumento essenziale di tutela. Le regole procedurali sono diverse, la terminologia giuridica in lingua francese è peculiare, e la gestione delle udienze e degli atti è spesso più formale che in Italia.
Spese di giudizio: L’obbligo di rappresentanza comporta un aggravio economico. In Francia, tuttavia, esistono meccanismi di assistenza legale (aide juridictionnelle) per chi ha un reddito basso. L’aide juridictionnelle permette, a determinate condizioni, di ottenere la copertura totale o parziale delle spese legali da parte dello Stato francese.
Uniformità e differenze: La tendenza europea è quella di richiedere l’assistenza legale nei procedimenti di una certa importanza, al fine di garantire un processo equo e ben strutturato. Sia in Francia sia in Italia, la regola è l’obbligatorietà, con eccezioni per le controversie di minore valore o le procedure semplificate.
Conclusioni
La rappresentanza obbligatoria dell’avvocato davanti alle giurisdizioni francesi risponde a un’esigenza di tutela e di garanzia del contraddittorio. Tale obbligo si articola in regole diverse a seconda che si tratti di giurisdizioni civili (tribunal judiciaire, cour d’appel, Cour de cassation), di giurisdizioni amministrative (tribunaux administratifs, cours administratives d’appel, Conseil d’État), del Conseil constitutionnel (in ambito di QPC) o di arbitrato (dove l’obbligo può essere assente, ma la rappresentanza è fortemente consigliata).
Elemento imprescindibile di questa disciplina è il mandat ad litem, ossia la procura con la quale il cliente conferisce all’avvocato il potere di rappresentarlo e difenderlo in giudizio, con tutte le implicazioni relative agli atti processuali, alle notifiche e alla responsabilità professionale.
Inoltre, sebbene la professione forense in Francia sia sostanzialmente unificata, rimane rilevante la distinzione operativa tra l’avvocato “plaidant” e l’avvocato “postulant”, legata soprattutto a questioni di competenza territoriale e di iscrizione al barreau del luogo. Tale aspetto è di particolare interesse per un avvocato straniero che desideri patrocinare in Francia, poiché è spesso necessaria la collaborazione con un collega localmente abilitato alla postulation.
Un capitolo rilevante è costituito dalla fase di appello e dal giudizio dinanzi alla Cour de cassation. In appello, come in primo grado, la rappresentanza rimane obbligatoria; per la cassazione civile, l’unico professionista abilitato a firmare l’atto di ricorso è l’avocat au Conseil d’État et à la Cour de cassation. Analoghe regole valgono, in sede amministrativa, davanti al Conseil d’État.
Dal confronto con l’Italia emergono notevoli somiglianze: in entrambi i paesi, la regola generale vuole la parte assistita da un avvocato, salvo eccezioni per le liti di modesto valore o per procedure semplificate. Anche la necessità di un’abilitazione speciale per il patrocinio davanti alle più alte giurisdizioni accomuna i due ordinamenti. Persistono differenze su aspetti formali, quali la postulation territoriale in Francia, la diversa organizzazione degli ordini professionali e la storica figura dell’avoué.
In definitiva, chiunque intenda promuovere o difendersi in un giudizio in Francia deve tener conto delle norme sulla rappresentanza obbligatoria, dei potenziali rischi di un’errata costituzione in giudizio, delle possibili sanzioni processuali (come l’inammissibilità) e della necessità di rispettare rigorosamente termini e formalità. Il ricorso a un professionista qualificato, spesso imposto dalla legge e sempre consigliabile nella pratica, non è soltanto un onere economico, ma anche e soprattutto un presidio di garanzia, al fine di assicurare il pieno esercizio del diritto di difesa in un sistema giuridico complesso come quello francese.
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